‘Plastico Mondo’ è un lavoro fotografico ideato e realizzato da Alba Diesis con la collaborazione della Fotografa Sara Minelli.
I testi e la voce sono stati ideati e aggiunti in seguito dalla poetessa Giada Giorgi.
L’artista attraverso i sei scatti denuncia in modo chiaro e diretto il mondo che ci circonda, dalla critica delle deforestazioni, passando per l’impatto delle plastiche sul pianeta, si arriva a toccare temi come la bulimia dei social e la rappresentazione della femminilità sui media.
Il filo che porta questa ‘Novella moderna’ a dispiegarsi è la donna stessa, raffigurata come un canovaccio disposto a prendere forma, colori ed orrori del mondo che la ospita. Un mondo, parrebbe, non così ospitale ma aggressivo e psicotico, un mondo scisso tra esigenze umane e processi di mercato, che sempre meno si addice ai bisogni dell’uomo e dove anzi questo soccombe, prendendo forme caricaturali di se stesso. L’opera descrive un essere umano soggetto a violenti e silenziosi moti sociali, di cui talvolta non si rende conto e che deturpano il suo mondo interiore.
La plastica, che troviamo nel titolo dell’opera, non è intesa solo nella sua accezione materica ma anche e soprattutto nell’impatto cinestesico a cui essa riporta nel mondo interiore. La plastica è qui qualcosa di immobile, fisso, lucido, creato e velenoso a cui ci abituiamo in poco, diventando sempre meno critici e sempre più schiavi. La valenza simbolica della plastica è in quest’opera l’estrema espressione del bisogno creato ed imposto, che entra nel nostro immaginario come qualcosa di necessario, addirittura gradevole, che finiamo col ricercare con grande voracità.

Ho fatto una meravigliosa vacanza
in un resort
sul mar rosso
Un resort
Cinque stelle
Era tutto perfettamente
Protetto
Hotel fantastico
Animazione divertente
Cibo italiano
Sai mi sono sentita come
Come
Sai ce l’ho sulla punta della lingua
Ecco,
Il termine giusto è
a casa.

Ho questa anima nuova
è di poliuterano espanso
dovresti provarla
Sai
me l’hanno consigliata in clinica
Non fa molto male
Sono tre sedute da 45 minuti
Una schiuma che si gonfia a dismisura
fino a solidificarsi
in stalattiti
asettiche
che non sanno nemmeno
di morte
Ho gli organi cavi
così pieni
Mi tocco di continuo ora
E mi sento così
così
finalmente
Perfetta

Non c’è nessuno
Fuori dalla mia bolla
Siete la mia gabbia
Crea ed alimenta l’algoritmo
della solitudine

Questo è un albero che cade
In un bosco in cui tutti guardano
e nessuno ne sente il tonfo
Per me la caduta era assordante
Allora ho messo il microfono in muto
E di colpo è andato tutto
Molto, molto meglio
Finalmente un po’ di silenzio.

Ho comprato un diserbante per le piante infestanti
L’ho bevuto
Ora sono come nuova
Mi sono spiata guardarmi dentro
e ho visto
ingranaggi incastrarsi
in una tecnica perfetta

…
Chi è Alba Diesis?
Alba Diesis è artista visiva, performer, musicista ed arteterapeuta. Specializzata nei processi artistici di gruppo e nelle dinamiche sociali più ampie, è interessata all’interazione col pubblico che diventa parte dell’opera stessa.
L’artista ha studiato e lavorato presso il San Carlo di Napoli fino al 2009, ha proposto performance in varie strutture Nazionali tra cui il Macro di Roma. Come artista visiva ha fatto la sua prima personale nel 2017 presentando delle opere ad Inchiostro nero. Si forma come arteterapeuta presso la scuole DMT-ER, riconosciuta dalla norma uni 11592. Ha lavorato come arteterapeuta in diverse strutture tra cui centri per la dipendenza da sostanze, centri per l’igiene mentale e disturbi dell’età evolutiva. Collabora come formatrice, specializzata in processi corporei e gruppali con la Federazione Italiana Nuoto e con la Scuola di Musica Popolare di Donna Olimpia. Ha collaborato come musicista con artisti quali Allevi e Bocelli e con gruppi di musica da camera. Attualmente sta lavorando alla realizzazione di due opere pubbliche a Roma, con la partecipazione del contesto sociale in cui le opere sono realizzate. La ricerca dell’artista si basa su un’arte condivisa (Sharing Art), facendo dunque decadere la sola figura dell’artista come protagonista, mettendo lo stesso a disposizione di uno spazio creativo più ampio e gruppale. Tale spazio è prima di tutto un tentativo di contrasto alla crescente richiesta sociale di fare dell’essere umano un produttore, prima ancora che un uomo e che vede l’altro come competitore piuttosto che come un alleato. L’artista ribalta tale visione e tenta coraggiosamente di fare dell’arte un ponte verso un’estetica emozionale, piuttosto che performativa.
La mostra fa parte del progetto cc³ Cultura Cubica, realizzato grazie al contributo di LazioCrea
